Su strada, Piazza Carignano (in caso di maltempo, sotto i portici di Piazza Carlo Alberto), Torino, partecipazione libera con possibilità di donazioni a sostegno dell’attività di “Mamme in piazza per la libertà di dissenso” | Prosa solidale su strada
Evento conclusivo del progetto “Teatrosustrada.2023”, con il sostegno di Regione Piemonte
In quel “caso archeologico” eccezionale che è Pompei, non è stato pietrificato soltanto l’ultimo giorno di vita di una città, con le sue strade, le abitazioni, la cultura materiale degli abitanti. La città sepolta conserva anche i resti e le impronte di molti degli uomini e donne che vi morirono. Giuseppe Fiorelli, ispettore degli Scavi, nel 1863 ebbe la geniale intuizione di colare del gesso liquido nelle cavità che si conservavano all’interno degli strati deposti dall’eruzione vulcanica; in questo modo dalle impronte in negativo fu possibile ricreare il volume dei corpi umani, che si erano decomposti dopo che gli strati si erano già induriti.
Così furono ottenuti i famosi calchi di Pompei: manufatti ambigui a metà strada tra la statua e il cadavere, che ci permettono di vedere gli uomini e le donne pompeiani nell’istante in cui morirono: la morte “colta sul fatto”, come scrisse il letterato svizzero Marc Monnier nel 1864. Soddisfano il nostro voyeurismo a volte morboso, ci attraggono almeno quanto ci spaventano, perché istantanee di una morte improvvisa, violenta, temuta e infine arrivata; la morte di chi ebbe modo di capire che stava per morire.
Sin dall’inizio i calchi sono stati un oggetto da esposizione e una delle principali attrattive di Pompei. La loro esposizione solleva questioni di etica, come nel caso delle mummie o di altri resti umani ma in misura anche maggiore, perché i calchi mostrano uomini e donne in agonia. È eticamente corretto mostrarli pubblicamente? Esiste un modo di esporli più dignitoso di un altro? I calchi di Pompei, “reperti archeologici” senza confronti, ci interrogano nel profondo sull’ambiguità del nostro atto di guardare e di porci davanti al dolore degli altri.