Sabato 12 ottobre 2024, h 17.30
Ingresso a offerta libera
Castello di Moncucco Torinese
A conclusione del tour guidato “Dalle colline del mare: le mille storie del gesso, in ricordo di Enrica Fiandra” (www.tinyurl.com/1000storiegesso) a cura dell’Associazione InCollina
Lezione recitata
SPAZI BIANCHI
Enrica Fiandra: intuizioni, creatività e scoperte di una scienziata dell’archeologia
testo di Valentina Cabiale
in scena Marco Gobetti
supervisione scientifica di Marcella Frangipane
Una produzione de Lo stagno di Goethe – ets con il sostegno e la collaborazione di CIRAAS – Centro Internazionale di Ricerche Archeologiche Antropologiche e Storiche Enrica Fiandra – ets, nell’ambito di QUADILA Festival ediz. 2024
con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT e Fondazione Enrico Eandi
con il Patrocinio di Comune di Montafia, Comune di Albugnano, Comune di Moncucco Torinese
e con la collaborazione di Museo Egizio, Università IULM di Milano, Unione Culturale Franco Antonicelli, Associazione la Cabalesta
Non avrebbe mai scritto una autobiografia, lontanissima come era da ogni forma di autocelebrazione; non tanto per modestia, quanto perché la vita è troppo breve per non occupare tutto il tempo in studio, ricerche, incontri. Per la stessa ragione, forse, non faceva pranzo: una colazione abbondante ed era a posto fino a sera. La parola scritta le appariva insufficiente per includere ciò che davvero conta; un concetto che traspare nelle parole scritte a un’amica in una lettera del 1955, parlando di Festòs, il famoso sito archeologico cretese: «Le tombe, il palazzo, ecc. ecc. (…) sono cose indescrivibili; perché tu abbia un’idea di come mi hanno colpita lascerò uno spazio bianco: è la descrizione migliore che possa fare».
Enrica Fiandra, originaria di Montafia (AT), è stata architetta e archeologa di fama internazionale. Laureata in architettura al Politecnico di Torino, è diventata nel 1955 la prima donna Ispettrice ai Monumenti d’Italia. Ha coordinato diverse ricerche archeologiche in Turchia, Grecia, Creta, Libia. Una studiosa di grande intelligenza e intuito e dagli interessi molteplici: dalle cretule – grumi di argilla apposti come sigilli sulle chiusure di contenitori per gestire le transazioni e i movimenti di beni tra il IV e il I millennio a.C. nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, studiate dagli archeologi per ricostruire la nascita della burocrazia e dei sistemi di potere nel mondo antico – ai soffitti in gesso decorati a rilievo, utilizzati dal XVIII secolo fino ai primi anni del Novecento nelle cascine del Piemonte meridionale.
Nella casa di Montafia aveva un mare scomparso in cantina: la spiaggia pliocenica fossilizzata, la battigia e lo scoglio. Stupiva per la capacità continua di meravigliarsi e interessarsi alle persone; partiva sempre dalle cose piccole (come la cretula) e conservava tutto.
Una figura intraprendente, curiosa, anticonformista e incredibilmente misteriosa, come tutte le persone che appaiono, a coloro che le hanno conosciute, incrollabili e felici. C’è qualcosa, in quello spazio bianco, che bisogna tentare di raccontare: per scoprire da dove viene, e dove si trova, la possibilità di un pensiero così indipendente e senza timori, che ci salva.