Nacque durante l’edizione 2018 di teatrosustrada. Per “teatro di riciclo®” si intende l’azione di un attore tesa a evocare una replica precisa o un insieme di repliche trascorse di uno spettacolo cui abbia preso parte o di cui sia stato spettatore: la vicenda e le immagini dello spettacolo rivivono, così, profondamente contaminate dalla narrazione dei meccanismi teatrali e di tutto ciò che è riconducibile al rapporto tra attori, spazi e pubblici incontrati.
Il “riciclo” del teatro già stato non intende essere surrogato del teatro stesso; bensì concentrato rarefatto, essenza che ne sublima la mobile immanenza, la magia: l’”altrove rimanendo”. Travaso di generi, base concreta per l’utopia.
Con il “Teatro di riciclo®” si tenta la rivalutazione della natura autentica, magica, sociale e intrinsecamente pedagogica del fatto teatrale: un teatro de-costruito e in costruzione, motore possibile di culture indipendenti, di incontri liberi e di nuove sensibilità ed empatie.
Fra i primi esperimenti, “130 repliche de Il nome della rosa – Teatro di riciclo®”
Insieme a “strad-rama” figura fra le ultime evoluzioni di una lunga sperimentazione, che era ai suoi inizi quando Marco Gobetti nel 2007 ricevette dalla Regione Piemonte il “Premio per la Valorizzazione delle espressioni artistiche di strada”; da allora Gobetti ha portato la “prosa su strada” tramite un’azione che si è scientemente e progressivamente ibridata con quella svolta all’interno del sistema teatrale consueto, perseguendo la trasformazione del meccanismo di produzione (in ogni sua fase) in meccanismo esso stesso spettacolare. Fra le azioni svolte su strada nell’ultimo decennio: i monologhi con il Teatro Stabile di Strada, le prove pubbliche di testi poi destinati ai palcoscenici tradizionali (primo fu “Cristo muore in fabbrica: solo un altro incidente”), la scrittura pubblica su strada ex novo (La vera storia di Hilario Halubras) o le performance (dalle “Opere e i giorni” di Esiodo in greco antico alla Costituzione Italiana captata nell’aria con un’antenna in testa, ai “libri sulla strada”) ancora nell’ambito del Teatro Stabile di Strada, che avveniva con illuminazione a gas e un piccolo apparato scenico trasportato su un carretto a mano; sino a eventi quali la lettura integrale dell’opera di Cesare Pavese, che impegnò tre attori (accampati in cima a una collina) per 14 ore al giorno per sette giorni e 8000 watt di amplificazione disseminati fra i filari di una vigna; o la “Metamorfosi su strada” (a Lugano, in ricordo del passaggio di Kafka), che rendeva itinerante l’azione di sei attori e due musicisti che si alternavano su palchi attrezzati in punti diversi della città. Ultime ad essere realizzate su questa scia, sono state le sessioni di “teatrosustrada”, dal 2015 in poi (http://bit.ly/2CuUvk9 , http://bit.ly/2oRAYoO ,
http://bit.ly/2op80vz, https://bit.ly/2MymjOi, https://urly.it/3bpdb, teatrosustrada2020.wordpress.com/ teatrosustrada2021.wordpress.com). Scopo ultimo è una contaminazione del sistema teatrale tramite intelligenti disordini; benefici riconoscibili, sono la rivalutazione del teatro come “fatto magico e sociale” – per usare proprio le parole di G. R. Morteo – e la ricaduta immediata in termini di produzione culturale, a fronte di ogni fase della produzione (in senso stretto) dello spettacolo.